Il Comando Supremo è stato il più alto comando delle forze armate italiane nel Regno d’Italia tra il giugno 1941 e il maggio 1945, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il suo predecessore, nella Prima Guerra Mondiale, era stato il Comando Supremo Militare Italiano. Nato per esigenze belliche, il Comando Supremo era una grande organizzazione con diversi reparti e comandava operativamente le forze armate sui fronti attivi. Alla fine della guerra, fu nuovamente ridotto a un ruolo puramente consultivo.
La carica di Capo di Stato Maggiore Generale della Difesa fu istituita con la Legge 8 giugno 1925, n. 866 e poteva essere conferita esclusivamente a ufficiali con grado di Maresciallo d’Italia, Generale dell’Esercito o Generale d’Armata.
Il Capo di Stato Maggiore Generale, cui era affidata la responsabilità di “concretare gli studi e le disposizioni necessarie per la coordinazione dell’organizzazione difensiva dello Stato e i piani di guerra”, aveva alle proprie dipendenze il Sottocapo di Stato Maggiore Generale, i Generali Comandanti designati d’Armata e i Generali a disposizione, e si avvaleva dello Stato Maggiore dell’Esercito per l’esecuzione degli studi e per l’emanazione delle disposizioni di competenza.
Alla fine del 1925, il Capo di Stato Maggiore Generale assunse anche la carica di Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, mantenendola fino al 1927, anno in cui le due cariche furono nuovamente separate. Con il R.D.L. n. 68 del 6 febbraio 1927, l’accesso alla carica di Capo di Stato Maggiore Generale fu esteso anche ai Grandi Ammiragli e agli Ammiragli di Squadra.
Nel 1939, con la L. 1178 del 24 agosto, l’elezione alla carica di Capo di Stato Maggiore Generale fu estesa anche ai Generali d’Armata Aerea e di Squadra Aerea.
Nel 1940, con la Legge n. 1550 del 18 ottobre, fu costituito uno Stato Maggiore Generale, e nel 1941, con il R.D.L. n. 661 del 26 giugno, i Capi di Stato Maggiore delle tre Forze Armate furono posti alle dipendenze del Capo di Stato Maggiore Generale per quanto riguardava il coordinamento dell’organizzazione difensiva dello Stato.
Durante tutta la prima fase del conflitto, dal 1940 al 1943, lo Stato Maggiore Generale assicurò l’alta direzione della condotta delle operazioni, in stretto coordinamento con gli Stati Maggiori di Forza Armata.
La sede del Comando Supremo a Palazzo Barberini
Il Comando Supremo italiano, a partire dal 1941, si trasferì in Palazzo Barberini, una delle residenze storiche più emblematiche di Roma. Questo edificio, simbolo del potere e della cultura italiana, divenne sede operativa e strategica del Comando Supremo durante la Seconda Guerra Mondiale. Palazzo Barberini ospitò il quartier generale e fu il centro nevralgico per la gestione delle operazioni belliche italiane, così come per la pianificazione e il coordinamento delle forze armate italiane.
La struttura e le riorganizzazioni
Nel 1941, dopo la disastrosa campagna di Grecia e la destituzione del Capo di Stato Maggiore Generale Pietro Badoglio, il nuovo Capo di Stato Maggiore Generale, Ugo Cavallero, propose un completo riordino dello Stato Maggiore Generale. Il 27 giugno 1941, la legge che dava al Capo di Stato Maggiore Generale poteri direttivi sui Capi di Stato Maggiore delle singole Forze Armate venne approvata, permettendo una maggiore centralizzazione e un’efficace gestione del conflitto. Fu così che il Comando Supremo acquisì il diritto di comandare il personale militare delle forze armate, inclusa la MVSN (Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale), precedentemente alle dirette dipendenze di Mussolini.
La carica di vicecapo di gabinetto fu abolita e il Comando Supremo assunse il controllo operativo delle forze armate italiane. Il Comando aveva alle sue dipendenze le principali unità militari operative, sia in Italia che sui fronti esteri.
Il Comando Supremo era composto da diverse strutture organizzative:
- Primo Reparto: Gestiva gli uffici di operazioni, organizzazione e formazione, ordine di battaglia, e stampa e propaganda.
- Secondo Reparto: Si occupava dei servizi, oli combustibili, trasporti e materiale bellico.
- Terzo Reparto: Gestiva il personale, gli affari generali (statistica, diritto militare e prigionieri) e la sede generale.
Oltre ai dipartimenti, vi erano anche uffici di coordinamento come il Servizio Informazioni Militare, l’Ufficio dell’Economia di Guerra e l’Ufficio delle Comunicazioni. Sebbene il Comando Supremo gestisse l’aspetto operativo e strategico della guerra, non aveva competenze dirette in ambito di ricerca e sviluppo o produzione bellica, che restavano sotto la responsabilità dei singoli Stati Maggiori.
La trasformazione dell’alto comando
La creazione del Comando Supremo rappresentò una vera e propria trasformazione dell’alto comando delle forze armate italiane. Mentre inizialmente il Capo di Stato Maggiore Generale era un semplice consigliere per la pianificazione strategica, con l’approvazione delle riforme del 1941 acquisì il controllo diretto delle operazioni belliche su gran parte dei fronti.
Mussolini mantenne formalmente il controllo delle forze armate, ma la gestione quotidiana e il coordinamento delle operazioni furono delegati principalmente al Comando Supremo.
In seguito alla dichiarazione di stato di guerra per le sedi degli Alti Comandi militari (Comando Supremo e Stato Maggiore delle Forze Armate), avvenuta nel gennaio 1943 con il Regio Decreto n. 1554 del 24 dicembre 1942, intitolato “Dichiarazione in stato di guerra delle sedi degli Alti Comandi militari”, furono adottate misure straordinarie per garantire la sicurezza e l’efficienza operativa. Queste misure riguardavano principalmente le sedi di campagna, che divennero fondamentali per il funzionamento del comando in un periodo caratterizzato da crescenti minacce belliche e bombardamenti alleati.
La fine del conflitto
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, il Comando Supremo si trasferì a Brindisi, al seguito del governo legale, dove iniziò il difficile lavoro di ricostruzione delle Forze Armate italiane per combattere al fianco degli Alleati. A partire da quella data, la struttura del Comando Supremo e dello Stato Maggiore Generale fu progressivamente ridimensionata.
Capi di Stato Maggiore Generale durante la Seconda Guerra Mondiale
- Pietro Badoglio (dal 4 maggio 1925 al 4 dicembre 1940)
- Ugo Cavallero (dal 5 dicembre 1940 al 1º febbraio 1943)
- Vittorio Ambrosio (dal 2 febbraio 1943 al 18 novembre 1943)
- Giovanni Messe (dal 19 novembre 1943 al 1º maggio 1945)
https://comandosupremo.com/forums/index.php?threads/the-structure-of-italian-high-commands.878/
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